"PIGALLE" E "I PAESAGGI DELL'INDUSTRIA"
Catalo mostra a cura di
MATTEO PACINI
E’ di un viaggio che questa volta si parla. Un viaggio metaforico in un territorio sterminato, la fotografia, attraverso una serie di punti di vista. Un cammino complesso e articolato dove entrano in relazione personalità diverse, ricerche visive distinte, ma anche punti di incontro per sguardi che si intersecano ripercorrendo poi strade opposte.
Il punto di partenza è un fotografo francese, Louis Bourjac, raffinato artista dai grandi contrasti, inquieto di indole ma profondo e delicato, essenziale e minuzioso al tempo stesso.
Con eleganza Bourjac osserva e immortala mondi che sembrano correre su binari paralleli, apparentemente destinati a non incontrarsi. Con disinvoltura passa dal luccichio della moda, collaborando con le grandi maison parigine, alle cruente corride spagnole; dalle notti di festa lungo le strade di Montmartre, ai rugginosi macchinari in disuso delle industrie dismesse di Anversa.
Uno sguardo, il suo, curioso e attento, avvalorato da un mezzo fotografico definito “per intenditori”, il bianco e nero che, se per la fotografia un tempo rappresentava un limite tecnologico, è ora considerato un valore aggiunto. Si dice infatti che la nostra percezione della realtà avvenga in gran parte attraverso i contrasti, non solo nella realtà visiva ma anche in quella emozionale. Il buio e la luce, il caldo e il freddo, la vita e la morte.
Il bianco e il nero rappresentano visivamente gli antipodi entro i quali si svolge l’esistenza delle cose, in un’infinita gradazione di grigi.
In alcuni casi, l’esasperata accentuazione dei contrasti richiama alla tecnica dell’incisione, soprattutto nella serie “Polalyths” ottenuta attraverso bagni speciali su lastre alla gelatina di bromuro di argento per generare neri profondissimi.
Attraverso l’essenzialità del bianco e nero quindi, Bourjac esprime la sua personalità artistica addentrandosi in ambiti diversi, focalizzandone i dettagli e le parti costitutive allo scopo di avere una visione più completa dell’insieme.
Nella serie “Pigalle”, attraverso gli scatti rubati durante le serate di festa tra amici, offre un ritratto personalissimo e dettagliato di una società rumorosa e allegra, che si muove in uno dei quartieri più affascinanti della capitale francese. Se ne percepiscono gli odori, la musica, il trambusto e le risate, la follia.
Con altrettanto interesse Bourjac affronta il tema del paesaggio, ma non quello degli scorci da cartolina che la sua Parigi offre generosa, ma quelli più sporchi e rugginosi degli stabilimenti industriali dismessi che concedono grandi stimoli visivi grazie al fascino della decadenza e del degrado dovuto all’abbandono.
Da qui l’incontro con altre realtà, diverse ma sempre attente alla documentazione paesaggistica: quelle di un gruppo di 5 fotografi che dell’industria hanno fatto il perno della loro ricerca visiva. Non si tratta di un gruppo omogeneo (è segnato da percorsi diversi e differenti approcci), ma ha lo scopo unificante di ragionare sul rapporto che intercorre tra industria e territorio inteso come paesaggio e anche come ambiente urbano.
Non è casuale, in questo senso, il patrocino dell'AIPAI, l'Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale che, attraverso il rapporto con diverse università italiane, ha intrapreso da anni una battaglia in difesa del valore culturale dell'industria sotto il piano storico, economico, architettonico e ingegneristico.
ANGELO DESOLE, PIERCLAUDIO DURANTI, MARCELLO MODICA, MAURIZIO NIMIS e MERI VALENTI regalano sguardi differenti a quello di Louis Bourjac sulla cultura industriale, che insieme però si amalgamano in grande armonia.