17aprile / 7 giugno 2011
Plazzo Bontadosi ArtGallery
Piazza del Comune 19
06034 Montefalco - PG
L’opera d’arte ha un solo creatore e nasce da un processo di evoluzione e ricerca del tutto individuale, irripetibile ed unico, del quale, una volta di fronte al risultato, non si può che prendere atto ed osservare, possibilmente in silenzio.
Non è necessario sforzarsi più di tanto per capirne il significato intrinseco, poiché non è detto che esso ci sia e quando si palesa lo fa all’istante, per ognuno di noi è diverso e non necessariamente unico e solo.
Il concepire l’opera da parte dell’artista e l’ammirare il risultato da parte dello spettatore, sono due facce della stessa medaglia.
Trattasi entrambi di percorsi di solitudine che, necessariamente, richiedono un lungo e complesso cammino dentro ma anche fuori di sé, visto che il mondo e il paesaggio umano che lo popola è senza dubbio la fonte di maggior ispirazione per chi decide di intraprendere la strada della figurazione. Venanti lo sa, e la coerenza nella scelta di perseguire il figurativo per tutta la sua carriera, senza lasciarsi sedurre dalle mode passeggere dettate dall’evolversi dei tempi, è sicuramente atto dovuto ad un grande interesse per il genere umano, unito ad un profondo rispetto. Questo lo spettatore che osserva un’ opera di Venanti lo percepisce immediatamente, poiché egli è capace di catturare, oltre all’anima delle persone, anche quella degli oggetti, riuscendo ad imprigionarla, viva più che mai, all’interno del perimetro della tela, capacità propria soltanto ad uno scrupoloso e attento osservatore delle cose e del loro divenire.
Venanti, come già in molti hanno scritto di lui, “non è facilmente catalogabile”. Attuale e lucidamente realistico nella realizzazione dei dettagli, attinge dal suo capiente bagaglio culturale i temi e i soggetti spesso tratti dalla cronaca e dalla storia, regalandoci una figurazione che cambia a seconda dei momenti storici e che, pur mantenendo nelle varie fasi attraversate uno stile inconfondibile, non è mai uguale a se stessa. Nella sua pittura i colori vividi dai mille contrasti tra luce ed ombre di sapore impressionista si fondono con la capacità di rappresentare la quotidianità tipica del realismo, fotografando la società moderna nei suoi molteplici aspetti. Allo stesso tempo, all’onirica atmosfera surrealista e metafisica di alcune sue ambientazioni, si unisce il dinamismo e l’immediatezza espressiva futurista. Il suo però non è eclettismo, tantomeno utilizzo della citazione, ma semplice espressione di una personalissima unità stilistica, che fa della conoscenza e della cultura il suo perno principale.
Egli ha saputo filtrare e compendiare nelle sue opere il sentimento del tempo e del suo trascorrere, anno dopo anno, opera dopo opera, con uno sguardo sempre originale e coerente alla propria poetica.
Ma l’attenzione ed il rispetto per il genere umano non significano di certo cecità. Proprio per questo, da quasi due decenni, il Maestro concentra la sua attenzione sull’influenza esercitata dall’ossessionante martellamento mediatico che ha scatenato nella società moderna una rivoluzione di valori, ideologie e stili di vita.
Sono i rapporti sociali a risentirne, al punto da isolare le coscienze e manipolarle secondo i criteri di un mondo fittizio e inconsistente. Il disagio provocato dal prepotente ammutolimento delle masse, esercitato dai mezzi di comunicazione, non può che infastidire la sensibilità di un uomo dedito alla libertà e che su di essa ha fondato la sua carriera oltre che la vita.
La confusione di immagini, ideali, prodotti, valori, oggetti e personaggi che si alternano freneticamente di fronte ai nostri occhi, viene perfettamente raffigurata dal Maestro nelle sue numerose opere dedicate al tema dell’Entropia, resoconto delle quali, meglio non poteva essere che la “mostra-confronto” presso il Palazzo della Provincia di Perugia nel maggio/giugno 2010 a cura di Alessandra Migliorati.
Nella sua magistrale interpretazione del caos, Venanti esprime perfettamente l’adulazione e il coinvolgimento delle menti in un vortice seducente quanto insidioso di falsi ideali e la deriva dei valori del genere umano che inevitabilmente ne consegue.
Silenzio viene imposto, e non è concesso non adeguarsi, pena l’alienazione e l’isolamento.
L’evoluzione, come in tutti i grandi artisti, è continua e in Venanti è costante. Ora, l’entropia e il caos rimangono, ma si spogliano di un elemento fondamentale dell’arte figurativa pittorica: il colore. Venanti affronta l’ennesima sfida che affonda le radici nel suo passato e nella passione per la fotografia d’epoca, portandolo a cercare, addirittura, un incontro-confronto con la categoria amica dei fotografi, battendosi in duello sull’accostamento fra fotografia e pittura in bianco e nero.
Magicamente le tele in bianco e nero di Venanti risultano coloratissime, tante sono le tonalità di bianchi e neri che il maestro riesce a raccogliere.
La sua tavolozza, pur limitandosi alla scala di grigi, rimane decisa e contrastata, esaltando ulteriormente la sua capacità di condensare le cose più ancora di quanto lo possa la materia.
Nella serie di 6 piccoli ritratti in bianco e nero, al quale sono abbinate lo stesso numero di teste in gesso, Venanti dimostra destrezza e abilità nell'esprimere i suoi concetti dal sapore filosofico anche in scultura, presentandoci un insieme di individui dalle sembianze differenti che celano però, sotto le variegate spoglie, sempre lo stesso volto.
Ciò, secondo Venanti, è il risultato dell’appiattimento delle personalità individuali in favore di un consumismo sfrenato e della progressiva standardizzazione e massificazione del genere umano, che ci porta ad addobbarci di orpelli all’ultima moda esteriormente, a discapito di quanto ci si vada svuotando dentro.
Nelle tele più grandi, egli si lascia coinvolgere da se stesso nelle sue caotiche rappresentazioni di quel ricco banchetto che è la vita, tanto da essere spesso parte integrante dei suoi quadri, ma mai nel vortice di questa folle giostra, quasi sempre in disparte e sempre in procinto di dipingere … continuando ad osservare in silenzio.